00 06/01/2008 12:39
L’incipit del 2008 è stato a dir poco doloroso per i principali mercati azionari che hanno dovuto fare i conti con un violento sell-off che in alcuni ha assunto dimensioni che non si vedevano da diverso tempo. Nonostante la chiusura in alcune giornate per via delle festività legate al lungo ponte del Capodanno, i listini presentano un bilancio particolarmente pesante, uno dei più negativi delle ultime settimane. Alla base delle vendite troviamo diversi fattori, a partire dalla fiammata dei prezzi del petrolio che sono arrivati a toccare la soglia dei 100 dollari al barile. Aumentano così le preoccupazioni per l’impatto che il caro-greggio potrà avere non solo sull’inflazione ma anche sulla crescita economica.
Timori molto forti in questa direzione sono arrivati per la congiuntura americana, sulla scia dei pessimi aggiornamenti macro diffusi in queste giornate. L’ultimo in ordine di arrivo è stato quello odierno sul mercato del lavoro che nel mese di dicembre ha evidenziato un inatteso balzo in avanti del tasso di disoccupazione, a fronte di nuovi posti di lavoro ben al di sotto delle stime degli analisti. Preoccupa anche il rallentamento dell’attività manifatturiera, secondo quanto segnalato dall’indice ISM di novembre, sceso al di sotto della soglia dei 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione.
Non ha offerto alcun sostegno ai mercati neanche la prospettiva di nuovi tagli del costo del denaro, su cui gli operatori scommettono in maniera sempre più convinta. Sembra quasi inevitabile che la Fed intervenga al ribasso nel meeting di fine mese e non è escluso che la sforbiciata possa concretizzarsi nell’ordine di mezzo punto percentuale piuttosto che dello 0,25% secondo quanto ipotizzato fino a poche ore fa.
Siamo in presenza di uno scenario decisamente incerto e sempre più traballante e i mercati